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CAST
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Russell Crowe, Mitchell Mullen, Marion Cotillard, Albert
Finney, Tom Hollander, Didier Bourdon, Valeria Bruni
Tedeschi, Giannina Facio
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PREMI
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RECENSIONI
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Il timing, i tempi giusti.
Questo è l'ingrediente essenziale affinché una commedia
possa davvero ritenersi riuscita: lo svela il grande vecchio
Albert Finney, in un piccolo ma prezioso cammeo, al suo caro
nipotino Freddie Highmore in "Un'ottima annata- a good year".
Insegnamento applicato alla lettera dal regista Ridley Scott
nel film che regalerà al pubblico italiano per il prossimo
Natale. E si tratta di un regalo davvero notevole, perché "
A Good Year", una buona annata, è una commedia romantico
esistenzialista di pregevole fattura, da gustarsi in totale
relax, con lo stesso piacere con cui magari si sorseggia
lentamente un bicchiere di buon vino, di buona annata
appunto.
Già nel precedente "Il genio della truffa" l'autore di
"Alien" si era avventurato nel per lui inusitato terreno
della commedia, e qui il risultato conferma come, dal film
storico (Il pluripremiato "gladiatore") alla fantascienza( "Blade
Runner"), dal pamphlet bellico ("Black Hawk Down") al road
movie femminista ("Thelma & Louise"), la parola eclettismo
faccia decisamente parte del suo vocabolario.
Basato sul romanzo di Peter Mayle, " A Good Year" si avvale
di un plot narrativo che procede per tappe più che
prevedibili (e perché mai non dovrebbe, visto che siamo
dalle parti del pure entertainment?): il cinico ricco
protagonista per una serie di fortunosi eventi è costretto a
ri-prendere in considerazione tutta una parte di sé, la
migliore peraltro (Il fanciullino di "Pascoliana" memoria!),
dopo che questa con gli anni era stata sopraffatta dalle
dure regole che lo spietato mondo degli affari impone.
Involontariamente, ma sarebbe meglio dire inconsciamente, si
riappropria del suo mondo perduto, e compie il classico iter
di maturazione interiore che lo porterà infine a vedere
tutta la sua esistenza sotto nuovi occhi. Ovviamente sotto
il segno di un ritrovato codice etico, ovviamente sotto il
segno di un amore imprevisto (ma solo per lui) che non può
non regalare il più classico dei classici appassionato bacio
finale.
Dunque nulla di nuovo sotto il sole, se non fosse che a
costituire merce ahimè rara sia la scoppiettante vivacità
dei dialoghi (alcune battute sono da antologia) e che
l'accuratissima sceneggiatura sappia dispensare con ancor
più rara finezza il giusto equilibrio di risate, commozione
e, perché no, riflessione, dato che per quasi due ore ci si
interroga su cosa davvero conta nella vita, per cosa e per
chi vale davvero la pena lottare. Due ore che passano
piacevolmente su binari ben oliati, dove tutto funziona alla
perfezione, dall'ambientazione provenzale, da cartolina e
ruffiana quanto vuoi ma irresistibilmente romantica, al
cast.
Russell Crowe conferma le sue doti di istrione, aggiungendo
alla sua vasta ed eterogenea galleria di personaggi una
performance da applauso col ritratto ben cesellato del
broker goffamente vignaiolo, ma è l'affiatato contorno di
comprimari a regalare al pubblico un sapore di rassicurante
coralità, proprio come in quelle belle commedie di una
volta, quelle di buona annata appunto.
Stefano Del Signore
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