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Vanessa Incontrada, Ines Sastre, Violante Placido, Diego Abatantuono


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Sandro Lanza (Diego Abatantuono) è la rappresentazione dell'attore italiano. Completamente votato al cinema in gioventù, è approdato in età avanzata al mondo dorato ed effimero della televisione.
Concentrato solamente su se stesso, ha quasi del tutto dimenticato le tre figlie, avute da madri diverse, sparse in tutta Europa (Roma, Parigi, Madrid). Una serie di disgrazie riporterà questo improbabile quartetto familiare estremamente frammentato sotto lo stesso tetto con una sola domanda da parte delle tre ragazze: chi si prenderà cura di papà?

Questo è l'avvio di "La cena per farli conoscere", una pellicola molto classica che ricorda non solo - ovviamente - i film di Avati, ma tutto il cinema italiano degli ultimi trent'anni. Il sottotitolo porta la dicitura "commedia sentimentale" e non potrebbe essere più esplicativo. In effetti la commistione di commedia, dramma, melò è una caratteristica del cinema italiano, e a questo punto viene da chiedersi se non stia piuttosto diventando una patologia, nella continua riproposizione di tematiche familiari a sfondo dolce-amaro.

"La cena per farli conoscere" è ricca di elementi che potrebbero essere spunti di riflessione sulla nostra contemporaneità, come la dialettica tra cinema e televisione, la disgregazione dei nuclei familiari, la malattia, l'infedeltà coniugale (anche se motivata da ragioni molto più complesse di quanto possa sembrare), l'annullamento di sé in un matrimonio senza speranza. Problemi attuali dunque, uniti dal filo conduttore dell'impossibilità di afferrare nuovamente il passato fuggito via per sempre.
In cucina con l'aggiunta di troppi ingredienti si corre il rischio di preparare una pietanza troppo densa o troppo speziata. Nel cinema a volte il risultato è opposto: ci si può trovare dinanzi a un piatto annacquato. In effetti "La cena per farli conoscere", anche se evidentemente parla di legami familiari, rischia a tratti di risultare disorientante con le molte storie raccontate, tanto da perdere il senso complessivo di un racconto abbondantemente condito da gag, lacrime e situazioni e personaggi spesso al limite del paradosso. Indubbiamente la sequenza della cena è irresistibile, e Inés Sastre si dimostra del tutto non solo in grado di interpretare personaggi dalle motivazioni complesse, ma anche di avere una presenza scenica superiore al semplice aspetto. Usciti dalla sala però resta un senso di vertigine, come se molto restasse di non detto o non risolto.

Mauro Corso

 


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