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Mads Mikkelsen,Troels Lyby, Charlotte Munck


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Ci sono due lui che si amano. C'è una lei che si mette in mezzo, quasi per caso, e ne manda a rotoli il menage.
Triangolo amoroso dei meno classici questo orchestrato da Hella Joof, stimata autrice di teatro, qui alla sua prima prova per il grande schermo. Con risultati felici per quanto ci riguarda.
Inorridendo al pensiero di cosa sarebbe potuto uscire se una simile storia fosse stata progettata nei nostri confini (non tutti avrebbero avuto la soave levità del Benvenuti di Belle al bar), dobbiamo ammettere che Una lei tra di noi è un'opera garbata e gentile, delicata e ironica, quasi mai banale, qua e la spruzzata di humor nero e corrosivo sarcasmo.
La Joof, bravissima nel dirigere gli attori, un pò meno nelle scelte stilistiche di messa in scena, sa parlare con sincerità di amori e ripicche, gelosie e tradimenti, crisi di identità sia morali che sessuali.
Strizzando l'occhio alle sapide battute del Woody Allen prima maniera, immergendo la pellicola nei pastosi colori di morbidi interni, sapendo cogliere scorci del paesaggio danese abbracciato da un inverno freddo freddo, tocca tasti di profonda malinconia e scalda il cuore in più di una occasione.
I tre protagonisti (bravissimi, con una menzione particolare per Troels Liby) sanno dare un quadro esatto della schermaglia morosa, prodigandosi con perfetta adesione al gioco di frasi sussurrate, di segreti e bugie, di promesse e compromessi che si stringono e si attorcigliano sempre di più nel dipanarsi della vicenda.
Prima dello scioglimento ci sarà tempo per un grave incidente stradale, per nodi che dovranno essere sciolti, per la nascita di bebè, per urla e schiaffi, per lacrime e sorrisi.
Se il film fosse durato una ventina di minuti di meno sarebbe stato perfetto.
Purtroppo la Joof si lascia prendere la mano e per accontentare chissà chi o chissà cosa, ci regala un finale irritante nel suo programmatico buonismo, facendo inabissare il film in un mare di melassa.
Cavalli bianchi che corrono verso aeroporti lontani, hostess a cui manca solo una bacchetta magica per tramutarsi in fatine buone, aerei che fanno dietrofront e riportano gli infelici verso l'eterna felicità.
Un vero peccato. Perché le mezzetinte, il sapore dolce amaro, la consapevolezza che l'amore non è una cosa meravigliosa si sposavano alla perfezione con la dura visione della storia narrata. Il vissuto si tramuta in favola cercando la magia a tutti i costi e la vera magia si perde per strada. Le coppie si ricompongono ma va in frantumi la poesia. Un neo vistoso che stona nell'insieme, posticcio e francamente fuori luogo. Una brusca inversione di tendenza che comunque non inficia nella valutazione positiva d'insieme.
Anche se non mancano le figure stereotipate (l'amico sciupafemmine, le lesbiche intellettualodi, lo psicanalista pazzoide e frustrato, il contorno di coppie omo trendy e piagnucolose, amabili e civettuole) né le battute a doppio e triplo senso, l'esordio registico della Joof fa ben sperare e segna un altro punto a favore della cinematografia a tematica omosessuale. Per una volta tanto raffigurata senza isterismi, maledettismi e erotismi sfrenati. Ma in maniera delicata e sensibile. Come uno dei tanti abbracci tra i due protagonisti.
di Cesare Paris - Kwcinema


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