Tanguy è l'unico "pulcino"
della famiglia. Adorato dai genitori parigini, con apparta-
mento sul Lungosenna. Ma "il pulcino" ha trentadue anni, non
sembra avere alcuna intenzione di lasciare il nido
familiare, ha sempre una scusa per rimandare la tesi e il
suo viaggio di specializzazione a Pechino, porta le
fidanzate in casa con notti rumorose e colazioni con uova
sbattute preparate al mattino dalla mamma per i piccioncini.
Arriva un momento in cui si rivela insopportabile convivere
con quel figliolo. Sbarazzarsene diventa l'obiettivo
primario di due genitori che, finalmente, vorrebbero
togliergli i privilegi ai quali è abituato "di diritto".
Quando lo fanno, però, il figliolo li trascina in tribunale
, e….
Il film francese "Tanguy", diretto da Etienne Chatiliez, dal
15 marzo, sui nostri schermi, ha avuto molto successo in
Francia e ha acceso un dibattito sociologico. Che, pari
pari, si trasferisce nell'in- . contro con il regista,
laurea in filosofia e uno sguardo sempre acuto sul suo
Paese, con ,"babbo" Andre Dussolier e "mamma" Sabine Azema,
mentre Tanguy- Eric Berger si sottrae alle diatribe:
"Io sono andato fuori di casa a 22 anni, ogni scelta diversa
mi lascia perplesso.. "Appartieni a una elite - ribatte
Dussolier -. I figli, oggi, perlopiù faticano a trovare
casa, lavoro e noi genitori siamo diventati così simpatici
che lasciare il "nido" è difficile. Noi, cinquantenni e
passa, siamo cresciuti senza libertà sessuale, senza
.dialogo aperto con i genitori: andarsene era il primo
obiettivo. Voi rimandate il confronto con la realtà, con la
solitudine"..
La parola passa al regista: "Concordo con chi pensa che sia
meglio nascere orfani, così ci si costruisce la propria
identità e non si passa la vita a liberarsi dai
condizionamenti della famiglia.
L 'arduo sfratto dei figlioli adulti è, per molti genitori,
una realtà. Il condizionamento o alibi affettivo dei figli è
tale che, allontanati, cercano subito un'altra cuccia.
Come Tanguy, che in Cina si accasa con i suoceri-adottivi.
L'idea mi è venuta non solo da una endemica realtà francese,
ma anche da un fatto di cronaca italiano: un "giovanotto" di
31 anni aveva intentato causa alla mamma, "colpevole" di
avere cambiato le serrature per sfrattarlo". Scherza
Dussolier: "La vita si è allungata, i genitori muoiono
sempre più tardi. -Non tutti i figli hanno la fortuna
toccata a Proust i cui genitori morirono, lasciandogli
l'appartamento quando era giovane". Interviene Sabine: "Il
copione mi è piaciuto tanto per quel bisogno dei genitori
ancora giovani di essere di nuovo fidanzati o amanti, senza
figli intorno".
Ognuno dice la sua, ma su un punto tutti concordano: "Per
ritrovare un pubblico partecipe, biso- gna raccontare storie
della nostra realtà e non all'americana". "Anche perchè -si
obietta -in Ame- rica i ragazzi se ne vanno appena possono e
trovano lavoretti per pagarsi l'affitto già al college".
Ribatte il regista: "Penso che i figlioli privati di qualche
loro diritto oltreoceano non solo portino in tribunale i
genitori, ma abbiano anche una pistola di riserva. A me,
attraverso Tanguy, interessava rimandare interrogativi ai
genitori. Il gioco si chiude con la nonna, che, colpita da
ictus, rivendica quella protezione familiare che aveva
rifiutato con indipendenza. Il fatto che il film abbia
aperto un dibattito così vivace per me è stata la vera
vittoria".
Giovanna Grassi - CORRIERE DELLA SERA
7 MARZO 2002