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CAST
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Choi Min-Soo, Cho Jae-Hyun, Kim Bo-Kyung, Lee Jong-Soo
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PREMI
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RECENSIONI
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Pienamente nel solco dei Wuxia film, che ormai sembrano aver
sostituito i nostri amati film di cappa e spada, "Sword in
the moon" racconta una delle tante storie dell'estremo
oriente cavalleresco dove il potere si scontra contro un
pugno di uomini pronti a morire per la libertà e la
giustizia. Siamo in Corea. Dopo cinque anni, gli autori di
un colpo di stato sono vittime di morti misteriose. Ne sono
autori due sconosciuti guerrieri che padroneggiano le armi,
e le arti marziali, magistralmente. A capo delle guardie del
Palazzo c'è Gyu-yeop un samurai formatosi nella famosa
scuola "Vento fresco, luna chiara". Gyu-yeop scopre che uno
degli sconosciuti assassini è Ji-hwan a cui era legato da un
giuramento di fedeltà e di amicizia fin dai tempi della
scuola dei samurai. Un problema di coscienza si pone quindi
per la fedele guardia del Palazzo che si risolverà in un
finale eroico e leggendario. "Sword in the moon" del regista
coreano Kim Eui-Suk non sfugge alle regole stilistiche dei
film di questo genere. Fotografia accuratissima (anche se in
questo caso meno luminosa e appariscente dei due illustri
precedenti film - "Hero" e "La foresta dei pugnali volanti"
- di Zhang Yimou) innestata in un paesaggio che sembra
collocato al di fuori del tempo e della storia. Costumi
sgargianti ed elaboratissimi, un'attenzione maniacale alle
luci ed alle ombre, una recitazione sempre molto enfatica
nei gesti e nelle espressioni. "Sword in the moon" è tutto
questo ma niente di più. Epiche battaglie - sottolineate da
un commento musicale ieratico e coinvolgente - e sanguinosi
duelli, tradimenti e cospirazioni, raccontate tra flashback
e visioni oniriche che rendono la narrazione faticosa e non
sempre di chiarissima comprensione. Gli attori, pur con
tutti i limiti di un copione in alcuni punti pomposo e
ridondante, riescono comunque a districarsi dando il meglio
di loro soprattutto nelle scene di azione. Tutto sommato,
però, l'opera rimane un prodotto al limite della sufficienza
e se i due film di Zhang Yimou avvicinano noi occidentali a
questo genere di film, "Sword in the moon" ce ne allontana
un pochettino.
Daniele Sesti - Film Up
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