La vicenda di Jojo e Lulu Braconnier, i
personaggi principali di Omicidio in Paradiso, sembra
una rivisitazione, in chiave se possibile più acida, di
quella dei coniugi Rose de La guerra dei Roses. Anche
loro sfiaccati da un matrimonio segnato da rancori e aperte
ostilità, sono arrivati al limite della sopportazione. Anche
loro meditano il gesto estremo: l'omicidio. Che sarà in
Paradiso, solo perché questo è il nome della fattoria che
Lulu ha ereditato dai suoi genitori, e dove Jojo è stato
allevato da trovatello prima che sposasse la figlia del
fattore. L'affinità tematica con il film di De Vito vale
solo per gli spettatori più giovani, o meglio per chi non ha
mai visto Ho ucciso mia moglie (1951) di Sacha Guitry,
al cui soggetto si ispira direttamente la sceneggiatura di
Omicidio in Paradiso. Che si svolge anch'esso nella
provincia francese, teatro di tanti capolavori del
poliziesco d'oltralpe. La felice intuizione di Guitry,
puntualmente ripresa da Becker, fu quella di innestare una
trama noir in un contesto brillante, pur senza mai
sprofondare nella farsa vera e propria. Resta pressoché
immutata la trovata più originale del film: quando Jojo
apprende dell'esistenza dell'avvocato Jacquard, infallibile
difensore di uxoricidi, si precipita nel suo studio e con
uno stratagemma riesce a farsi raccontare le modalità di un
delitto che possa essere scambiato per un atto di legittima
difesa, e come tale impunibile. Acquisite le preziose
informazioni, Jojo torna a casa e riesce a realizzare il suo
diabolico progetto, aiutato dal fatto che la moglie ha
effettivamente tentato di ucciderlo. Il processo che ne
consegue è quasi una formalità: tutti gli abitanti del
paese, infatti, sono pronti a giurare sull'irreprensibilità
di Jojo e sulla malvagità della moglie e il giudice si
lascia persino andare ad una entusiastica dissertazione
sulla passione filatelica che condivide con l'imputato.
Abile a disegnare deliziose figurine di contorno (l'anziana
maestrina, il barista e sua moglie), Becker è ancora più
esperto nel tratteggiare i personaggi principali, aiutato da
uno strepitoso terzetto di attori. Josiane Balasko, nei
panni di Luli, riesce a stemperare la sgradevolezza del suo
personaggio con piccoli accenni di umanità che la rendono
impagabile; Jacques Villeret ha buon gioco a modulare il suo
Jojo sugli stessi toni di beata ingenuità propri del ruolo
già rivestito ne La cena dei cretini. Infine André
Dussolier, che è l'avvocato Jacquard, il cui duetto con
Villeret resta uno dei momenti più felici della commedia.
Alberto M. Castagna
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