VENEZIA- Un'istituzione totalitaria poco conosciuta,
rimossa, passata sotto silenzio. Un incubo presente solo nei
ricordi di chi è sopravvissuto, nella memoria delle torture
fisiche e psicologìche subìte. Gìà: perchè ì conventi
ìrlandesì delle Maddalene, diffusissimi nei decenni del
dopoguerra, erano dei veri e propri lager al femminile.
Luoghi di prigionia per le paria de11a rigida morale
cattolica in vigore net Paese: giovani madri nubili, ragazze
stuprate, o troppo vivaci, o con problemi mentali.
Un esercito di mig1ìaia di donne trattate come oggetti da
annientare (proprio come nei più feroci regimi islamici di
adesso), perfino nel "rivoluzionari '60-'70. Anomala resa
possibile dalla crudeltà de1le suore che li gestivano, dalla
connivenza delle gerarchie ecclesiastiche e
dall'indifferenza del mondo esterno. Ma ora, a guardare il
veto, arriva Magdalene, film del1o scozzese Peter Mullan in
concorso alla Mostra di "Venezia". Accolto da un lungo
applauso al1a proiezione per addetti ai 1avori, cosi come
un'ovazione ha salutato l'arrivo del regista, oggi,
all'incontro con i cronisti: "Sono cresciuto in una famiglia
cattolica", racconta lui, "mio padre era alcolista. A Londra
nel '78 ho fatto volontariato, e ho conosciuto una suora
Irlandese, la donna più cattiva che si possa immaginare,
maltrattava la gente in maniera incredibile. Per me lei
incarnava il lato crudele della Chiesa, quello che considera
la compassione una debolezza".
E in effetti, per la quattro ragazze protagoniste del film,
di compassione, da parte delle religiose, ce ne è ben poca.
Siamo ne11964: Bernadette (Nora-Jane Noone) viene rinchiusa
in un convento perché attraente e civettuola; Rose (Dorothy
Duffy) viene spedita lì dal padre, dopo aver dato in
adozione la figlia nata fuori dal matrimonio; Margaret (Anne-Mane
Duff) ha invece il torto, per i genitori, di essere stata
stuprata dal cugino. Le tre ragazze arrivano nella struttura
gestita dal1a sadica e spietata sorel1a Bridget (Geraldine
McEwan), che approfitta del lavoro delle "ospiti" per far
soldi con un servizio di lavanderia. Mentre vengono
tollerati i soprusi delle altre suore e del prete, che
costringe a rapporti sessuali una povera ragazza non troppo
ntelligente (Mary Murray). Per 1ei, purtroppo, non ci sarà
salvezza. Per 1e altre tre, dopo quattro anni da incubo, una
via di fuga arriverà.
Una stona non troppo diversa da un'autentica ex "Maddalena",
Phyllis McMahon, presente al lido oggi insieme a Mullan e a
parte del cast. Nel film ha una piccola parte, quella di
suor Augusta, ma è stata preziosa per il regista, vista la
sua esperienza personale: ..Ho 1avorato in un convento per
un anno.., racconta la donna, ..poi la mia famiglia mi ha
aiutato a scappare. Li ho visto de1le tremende crudeltà. Ma
la colpa è del1a società, che ha permesso che tutto questo
accadesse, che segregava queste ragazze. E intanto la gente
si girava dall'altra parte".
Mullan invece, da buon amico e allievo di Ken Loach (è stato
anche il protagonista dl My name is Joe), vede le cose in
maniera più radica1e, sottolineando 1e responsab1lità della
Chiesa cattolica: istituzione che, a suo avviso, "dovrebbe
riconoscere il male che ha fatto nel Ventesimo secolo". E,
per rincarare la dose, rivela l'ostracismo incontrato in
Irlanda: "Appena partiti con questo progetto decidemmo di
mettere un annuncio sul giornale lrish independent, dicendo
che cercavamo sopravvissute ai conventi delle Madda1ene. Ma
Il giornale rifiutò di pubblicar1o. Per ciò sceg1iemmo di
girare in Scozia, dove non avremmo corso pericoli o subito
atti di sabotaggio".
C'è poi un altro aspetto su cui Mullan si dichiara debitore
di Loach: il modo di dirigere il cast, formato soprattutto
da esordienti irlandesi scelte dopo una lunga selezione. "Io
la penso come Ken", dichiara, "e cioè che sul set il 98%
del1a resa degli attori è dovuto alla fiducia in se stessi,
e solo il 2% alla recitazione vera e propria. E sempre
seguendo il metodo di Ken ho girato la storia in sequenza,
per facilitare il difficile viaggio emotivo delle
protagoniste". E, vista 1'intensità delle loro
interpretazioni, il "teorema" Loach è davvero efficace.
CLAUDIA MORGOGLIONE, LA REPUBBLICA - 31/08/2002