|
|
CAST
|
Tommaso Ramenghi, Marco Luisi, Claudia Pandolfi, Valerio
Mastandrea, Valerio Binasco, Jacopo Bonvicini, Max
Mazzotta, Massimo Coppola
|
|
PREMI
|
|
|
|
RECENSIONI
|
|
"Dare voce a chi non ha voce" era lo slogan di Radio Alice,
una delle prime radio private italiane, aperta a Bologna nel
1976. Guido Chiesa con "Lavorare con lentezza", presentato
in concorso alla 61° Mostra del Cinema di Venezia, ne
racconta la storia narrandoci le vicende di coloro che
direttamente o indirettamente vi ruotavano attorno: due
giovani di un quartiere popolare Tommaso Ramenghi, Marco
Luisi) che ne ascoltano le trasmissioni mentre scavano di
notte un tunnel per compiere una rapina in banca, una
giovane avvocatessa (Claudia Pandolfi) che svolge
volontariato per i ceti più poveri, un tenente dei
carabinieri (Valerio Mastandrea) incaricato di vigilarne
sulla sua potenzialità eversiva, e tutti gli altri giovani
che lavoravano nella radio libera.
Guido Chiesa ("Il partigiano Johnny, 2000) scrive questo
film assieme al gruppo dei Wu Ming (quelli di "Q", per
intenderci). Il suo intento, parzialmente riuscito, è quello
di realizzare un affresco degli anni '70 mostrandocene tutte
le contraddizioni ma anche la forza dirompente e motivante
di alcuni imperativi volti alla rottura di tutto ciò che era
stato prima.
Ci racconta del forte contrasto con le istituzioni ma anche
colla principale forza di opposizione, il Partito Comunista
Italiano; dell'insanabile frattura generazionale generatrice
di conflitti familiari; di concerti nei parchi (riprodotto
un concerto degli Area con il mitico Demetrio Stratos); di
rapporti sessuali in una Renault 4, di canne a tutte le ore
del giorno.
Il film, però, non va molto al di là della descrizione del
colore dell'epoca. Può far piacere a noi quarantenni,
rivedere i fumetti di Alan Ford o un personaggio che ricorda
molto il compianto disegnatore Magnus (al secolo Alberto
Raviola), ma se l'intento era quello di fare un film
politico, questo è svilito dall'irresistibile attrazione
verso soluzioni più semplici, all'insegna della pellicola
giovanilistica e soprattutto trovo riduttivo identificare
gran parte della ideologia dei movimenti di quegli anni al
semplice rifiuto del lavoro e di una vita fatta di sacrifici
(da cui il titolo del film tratto da una canzone dei Enzo
Del Re che faceva da apertura alle trasmissioni di Radio
Alice).
Comunque, l'opera di Chiesa i suoi pregi c'è l'ha.
L'operazione di raccontare un'epoca è lodevole ed
interessante come tecnicamente valide sono alcune riprese
come ad esempio le scene delle cariche all'università di
Bologna dove rimarrà ucciso, colpito da un carabiniere, il
giovane venticinquenne Francesco Lorusso.
Inchiesta archiviata, come per i fatti di Genova del 2001.
Daniele Sesti - Film Up
|
|
|
|
|
|
|