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CAST
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Luigi Lo Cascio,
Luigi Maria Burruano,
Lucia Sardo,
Tony Sperandeo
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PREMI
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RECENSIONI
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Per Marco Tullio Giordana il suo non è un film sulla mafia
ma sull’energia della disobbedienza. E’ vero, ma al tempo stesso non si può negare che la dinamica della storia riporta, inevitabilmente, a collocare I cento passi in una dimensione da "Piovra". Difficile per gli autori italiani
liberarsi da certi fardelli anche quando le loro intenzioni sono ottime, anche quando il loro sguardo vuole andare
oltre il cinema di maniera e farsi denuncia o lettura personale.
Tuttavia, il film di Giordana non si lascia, per una buona parte, intrappolare dai cliché dei film di genere. L’infanzia di Peppino, infatti, diventa il prologo di un’esistenza che sarà sempre spinta
sull’acceleratore come quando, da bambino, imparava a guidare con suo zio
e a capire "chi doveva essere messo sotto e chi no".
La presenza di Tano, che getta la sua sinistra ombra su ogni evento della famiglia Impastato, è quella del Male e il coraggio civile di Peppino rappresenta, più universalmente, la forza del dissenso, il potere del no che non si converte in eroismo quanto piuttosto in un percorso pericoloso che conduce al vicolo cieco della fine. E quella di Peppino sembra essere già segnata, fin da quando, ragazzino, percorreva quei cento passi che conducevano a colui che aveva già scritto il suo destino. Giordana racconta un pezzo della nostra storia senza farne cronaca ma
rappresentazione drammatica e che risulta spesso il punto debole del film. Notevole il cast, in particolar modo Luigi Lo Cascio, che fa di Peppino Impastato un personaggio dalla dignità e dall’orgoglio nevrotici e, per questo, credibili.
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