HOME PAGE
OMBRE ROSSE - NIRVANA
FILM IN PROGRAMMAZIONE
FILM IN CALENDARIO
LISTINO PREZZI
COME RAGGIUNGERCI
LE NOSTRE INIZIATIVE
SERVIZI ONLINE


     CAST


Dernard Giraudeau, Ludivine Sagner, Malick Zidi, Anna Thomson


     PREMI

Miglior Film

Teddy Award miglior film

 New York Lesbian & Gay Film Festival 2000

 
Berlin International Film Festival 2000


     RECENSIONI


Intrappolati da pareti, porte e piante di un appartamento della Germania degli anni 70, filmati attraverso vetri di finestra come pesci in un acquario, quattro personaggi si seducono, si feriscono, si specchiano l’uno con l’altro, per mostrarci il deteriorarsi dell’amore nella quotidianità della vita di coppia. “Gocce d’acqua su pietre roventi”, dal 9 novembre nelle sale italiane, è una commedia, dichiara il regista Francois Ozon, benchè a prima vista ci sia ben poco da ridere.
«L’amore non esiste, esiste solo la possibilità dell’amore», diceva Reiner Werner Fassbinder, autore della piéce teatrale da cui il film è tratto. Nei rapporti di coppia, per Fassbinder, si consumano continue lotte per imporre il proprio potere sull’altro. La trivialità della vita di ogni giorno, i litigi su dettagli insignificanti mettono a nudo la vera natura delle relazioni sentimentali. Il giovane Franz è colto e intelligente, ma perde la sua identità per amore del cinquantenne Léopold, il quale non fa che inseguire le novità, stancandosi non appena certo del suo dominio sull’altro. Véra e Anna, rispettive ex fidanzate di Léopold e Franz, completano e complicano lo schema. Véra rappresenta ciò che Franz potrebbe diventare sotto l’influenza di Léopold, mentre su Anna il giovane cerca di riprodurre ciò che lui stesso ha appreso e subíto da parte di Léopold, il “diritto del più forte”.
«Ma non è la sua vera identità che si esprime –osserva Ozon-, non ci crede veramente e non funziona». Francois Ozon racconta che quando vide l’opera di Fassbinder a teatro (una produzione parigina in francese alcuni anni fa), fu sorpreso dal constatare di essere l’unico a ridere in sala. «Si tende spesso a prendere molto seriamente il lavoro di Fassbinder dal momento che è profondamente pessimista. Mi sembra tuttavia che la rappresentazione dei lati oscuri produca una vitalità, una forza e un distanziamento tali da far ridere lo spettatore. Per questo ho puntato su certe situazioni comiche, specialmente accanto alla crudeltà naturale di Léopold verso Franz e Véra, creando momenti di danza in cui i personaggi sfuggono ai dialoghi e lasciano i propri corpi esprimersi in modo grottesco e commuovente». Il film di Ozon accentua la teatralità dell’originale.
Lo sguardo della macchina da presa predilige la frontalità nelle inquadrature dei personaggi e li colloca in uno spazio privato, escludendo gli esterni. «Ispirandosi a Sternberg e Sink, Fassbinder diceva che solo l’artificio permette l’intrusione della verità dei personaggi – afferma Ozon -. Ho cercato di seguire questo principio nella mia mise-en-scène: far entrare lo spettatore nella logica del film e permettergli così di accostarsi meglio ai personaggi». Il fine di Ozon è di collocare lo sguardo a distanza dal personaggio, senza però escludere una certa prossimità emotiva. Con i suoi tre lungometraggi e numerosi corti, che affrontano temi come incesto, sadomasochismo, voyeurismo e violenza, Francois Ozon si è fatto la reputazione di grande provocatore del nuovo cinema francese.
Rispettosamente, precisa che “Gocce d’acqua su pietre roventi” non sarebbe nato senza Fassbinder. «Da molto tempo volevo fare un film su una coppia, ma quando scrivevo sulla base delle mie esperienze, il risultato era patetico». La coppia principale del film è composta da due uomini, ma l’omosessualità non è mai vista come un problema. Il pigmalione Léopold e il giovane Franz, sedotto e innamorato, sono una coppia particolare, dalla cui vicenda il testo di Fassbinder trae spunto per proporre una visione universale della vita a due. «Fassbinder diceva spesso che non ci sono esistenze marginali – afferma Ozon -. Sosteneva che più la gente vive al di fuori delle norme sociali, più fa propri gli schemi dominanti delle relazioni umane. Questo rifiuto della nozione di marginalità non poteva essere formulato che da un uomo degli anni 70 particolarmente lucido sulle ambiguità della liberazione sessuale».


Viviana Mazza - La Stampa 31/10/01


 |    festival    |   trailer   |    sito ufficiale   |