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La tragedia verdiana trasformata in favola ecologica. Nel cartone di Guido Manuli, firma storica dell'animazione italiana, resta ben poco del libretto che Antonio Ghislanzoni scrisse per Giuseppe Verdi: i nomi dei personaggi, un vago riferimento alla storia d'amore fra Aida e Radmes, il tema del confronto di culture, che nell'originale riguardava la civiltà egizia ed etiope e che nel film si trasforma in un paragone fra natura e tecnologia.
Nella sceneggiatura scritta dallo steso Manuli, con Umberto Marino, Aida, infatti, è la figlia del re di Arborea, un regno perennemente assediato dall'esercito di Petra, una città tutta fatta di roccia, dove la natura è stata cancellata. Radames, figlio del generale Moud, comandante in capo delle truppe di Petra, è stato destinato a sposare la principessa Amneris, figlia del faraone, ma imprevedibilmente si innamora di Aida. Naturalmente il tragico e luttuoso finale dell'opera verdiana qui è trasformato in un consolatorio happy end, che manda tutti felici e contenti, compresi i cattivi. Ma dei tradimenti di Manuli & Co. non c'è affatto da stupirsi, nè indignarsi: se il cinema, come è noto, ha facoltà di "tradire" la letteratura, la stessa regola deve valere anche per il melodramma. Del resto anche la colonna sonora, affidata ad Ennio Morricone, non insegue Verdi, ma è una partitura originale ispirata all'atmosfera fantasiosa ed ironica, tenera e divertente dei disegni animati.
Da un punto di vista tecnico, Aida degli alberi dimostra l'alto livello raggiunto dall'animazione nazionale in particolare per la capacità di amalgamare perfettamente tecnica tradizionale con animazione in 3D. Ma contrariamente al solito, l'alto livello tecnico raggiunto non ha nuociuto alla fantasia e alla poesia. In particolare i protagonisti della storia, caratterizzati da una mescolanza di sembianze umane ed animali, sono davvero originali, inediti e perciò memorabili. Così come le scenografie, in particolare l'architettura di Petra, dove si mescolano suggestioni passate e futuribili: la città dei cattivi, appare, infatti, un incrocio fra l'antica Babilonia e la Metropolis di Fritz Lang. Ma sempre a proposito di citazioni, nel film di Manuli non mancano accenni alla tragedia classica, con l'introduzione di un ironico coro, e al grande cinema di una volta, come accade nella sequenza di una spartizione delle acque, che sembra l'attraversamento del Mar Rosso al contrario.
Caratterizzato da un evidente messaggio ecologico, che non si può non coindividere, Aida degli alberi, film pensato per il mercato internazionale e non solo italiano, mostra il limite solo in un eccesso di moralismo e di didscalismo, come avviene in quasi tutti i film italiani prevalentemente destinati al target infantile.

Franco Montini - Kataweb cinema


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